52 L’ Albania e l'opera di G. De Rada una volta sola, i doveri del buon cattolico e le funzioni chiesastiche. Non una volta disertò la messa domenicale, che ascoltava nel ,coro, al suo solito posto, in atto contrito e umile e intento a sacre letture. E questo zelo eccessivo lo incoraggiò qualche volta ad atti, che non lo prosciolgono interamente dall’ accusa di malvolenza, come quando, sprovvisto d’ogni buon dritto, denunziò al Comune un uomo dabbene della parrocchia di aver sperperato, anzi convertito a suo profitto, il cosiddetto monte frumentario della Madonna di Costantinopoli, di cui l’uomo semplice e dabbene era proiettore, mentre gli costava che la Madonna era stata spogliata da’ poveri e bisognosi parrocchiani, che aveano preso a mutuo il grano e più non l’aveano restituito, e mentre sapeva che la sua accusa non avea base legale, non essendo quel cosiddetto monte frumentario un’ Opera Pia. Ora egli, quasi nonagenario, vive nel suo paesello tra gl’ incomodi della vita e in una solitudine, che agli altri sarebbe, non che incresciosa, terribile. Orbato dei fratelli, della consorte, de’figli, aspira con ardente ed assiduo desiderio a quella pace, a cui han diritto la sua decrepitezza e la sua lunga operosità non mal interrotta e le sue sventure. E questa egli la sogna nel Collegio, che ha tanto amato e per cui ha tanto lavorato e combattuto, nelle cui erme mura si è proposto di dare 1’ ultima mano al riordinamento de’suoi poemi. E intanto a codesta età cosi veneranda egli segue a poetare, fenomeno che la storia non registra per nessun poeta del mondo. E la sua poesia sgorga sotto l’ispirazione di Dio. “ Fino alla Pasqua, egli scriveva nell’ aprile del 1901, io non ho potuto mettere assieme neppure un verso per quanto torturassi la mia mente. Ma dopo la comunione sentii in me una potente ispirazione, e in due giorni di séguito composi due canti, che mi uscirono dall’anima e che rivaleggiano con Omero pagano. Essi saranno intercalati nel rimaneggiamento della