Cap. XVI— Gli Stati rappresentativi 245 derà bene dal promuoverla ed ha un sacro orrore per il controllo di essa. Il deputato Zanardelli ad un altro deputato, che interpellava il Ministro di Grazia e Giustizia sulle irregolarità di un magistrato, rispose che i magistrati sono insindacabili, mentre in un’ altra occasione il Ministro di Grazia e Giustizia, senatore Santamaria, Presidente di Corte d’appello, la definiva, tra lo stupore di tutti, un punto interrogativo. Ciò posto, è un assurdo il sindacato del Governo, che l’autore di questo libro propone. Esso sarebbe il risanamento morale del Governo rappresentativo. Atene, Sparta, Roma e Venezia avevano questo nobilissimo istituto e se ne servivano con estremo rigore : ad esso quegli Stati devono parte della loro grandezza. Ma negli Stati moderni i Governi tremano innanzi la sua bieca figura, perchè i suoi nervi sarebbero recisi e franto il suo imperio. La soluzione che propone l’autore, nella odierna costrizione e limitazione di poteri del principe, sarebbe opera troppo geniale e improntata a un altruismo gravido di pericoli : negli Stati retti a repubblica impossibile, perchè mancherebbe la persona rivestita di autorità e avente il fascino che conquide le genti. Il colpo di Stato può essere opera di un Cromwel e di un Napoleone, che alla demolizione oppongono una pronta ricostruzione. Ferdinando di Borbone, che l’ha tentato quando la costituzione non avea diramato ancora i suoi immani tentacoli, che è quanto dire in un momento, in cui il colpo di stato non era ancora una violenza agli ordinamenti del paese, ne fu vittima illacrimata. La cacciata dei Rappresentanti non è legata, come si obietta, al giuramento della Costituzione : il benessere del paese sta al di sopra di questo vincolo, il quale è senza significato nella marcia trionfale delle idee politiche. Quando si ricordi il giuramento dei cittadini di Atene, dato a Solone per soli dieci anni, non riusciamo a darci ragione del giuramento eterno nè di