338 L’Albania e l'opera eli G. De Rada Dall’altra parte la politica ellenizzatrice ha ormai frapposto una barriera formidabile fra Greci ed Albanesi, che vedono nella Grecia la nemica della loro nazionalità e la distruttrice della loro lingua di qua e di là del golfo di Arta. La Grecia, come gli Albanesi che abitano nel suo territorio così snazionalizza quelli d’Epiro, e i patrioti albanesi ormai si sono convinti che tra loro non è possibile un’unione: la guerra turco-greca ha sfrondato ogni illusione. Del resto la Grecia è un leone senza unghie e senza denti, che neppure ruggendo fa paura agli Albanesi. Al De Rada ha fatto tropp’ombra il pericolo ellenico. Cinque tendenze politiche si dividono presentemente dilaniandola, l’anima albanese, la nazionale, la turca, l’italiana, l’austriaca, e, mettiamo pure, la greca. Come tre tendenze religiose consunsero le sue energie, così queste varie passioni politiche accendono tra loro odi e rancori. Gli Albanesi devon comporre questi dissidi e smussare le asprezze che nascon da esse. L’idea espressa dall’on. Guicciardini alla Camera italiana è, fin ora, la più concreta e pratica: autonomia dello Stato albanese, sotto il protetto-rato delle grandi potenze (1) : niente Turchia. Un’amministrazione vigilata e controllata, temporaneamente, dagli Stati civili, che siedono al concerto europeo, dovrebbe impedire una dissoluzione del futuro stato, che taluni affermano non poter resistere all’ urto delle loro discordie e al cozzo de’ loro vari interessi, alle gelosie de’ loro dinasti e alla rudezza dei loro costumi. Ma questa libertà devono prima meritarla col forte e concorde volere e conquistarla coll’affermazione de’propri diritti. E le affermazioni non si fanno che con l’armi in pugno, in una novella propizia occasione, che lasciarsi fuggire di mano condurrebbe diritto alla loro morte civile e alla loro disparizione dal mondo. (1) Xuota Antologia, giugno e luglio 1901.