Cap. XIX — Fiàmuri Arbèrit 807 bania è all’ombra dell’impero Ottomano. Questo è anche il pensiero politico della gran maggioranza degli Albanesi, e ad esso la Porta non è ostile. Se per lo innanzi non esistevano scuole albanesi e il Governo Ottomano vietò alla Compagnia anglo-americana la stampa di scritti in lingua albanese; se a Corcia c’erano scuole greche, turche e francesi e mancavano quelle albanesi, e se il Governo turco per lo innanzi vietava l’apertura di esse (1), ora ha permesso che a Corcia si fondino scuole nazionali e che se ne istituiscano in altre città, ed ha autorizzato l’uso dev libri albanesi, stampati a Bukarest. Scuole nazionali sorgono pure in Ocrida. Starova e Resha. Fin ora (7 agosto 1887) se ne contano sei, ed altre, per cui si domandano maestri dall’Italia, si apriranno a Berat e a Cavaja. Per la diffusione della lingua non bastano tipografie, ma occorre stampar libri e diffonderli per tutto il mondo albanese. E questa idea egli metteva ad effetto colla diffusione de’ suoi libri per tutti gli angoli della terra, gratuitamente, a sue spese. Fino a Costantinopoli, scriveva, è permesso il movimento culturale albanese. Testé si è fondato colà il giornale Dritta, che ha per programma la diffusione della lingua e della cultura nazionale. Da tutto questo si ricava che, come s’esprime il De Rada, il Sultano non è nube che impedisce il sole all’Albania. La Porta ha ceduto Gussigne (2), Dulcigno ed Antivari al Montenegro e 11 suo Governo si esercita pur troppo dispoticamente sull’Albania, come prova tra i mille, il recente doloroso caso di Ibraim Zacca. Era Ibraim Zacca una recluta di Elbassan, e, poiché, durante gli esercizii militari, teneva sempre il capo chino sul mento, (1) Fiàmuri, I, 9, vili. (2) Gussigne fu scambiala con Dulcigno e Antivari, ma al tempo in cui scriveva l’autore, Gussigne, che gli Albanesi rifiutavano di cedere al Montenegro, era oggetto dell’azione diplomatica delle potenze europee.