310 L'Albania e l'opera di G. De Rada (li Carolip Scifip, vibrante odio eterno contro l’usurpato-re(l) e il movimento vigoroso di Malisòri, che per lungo tempo vietarono alla diplomazia europea di strappare alla corona albanese due fulgide gemme. Il Montenegro non ancora ha saziata la sua fame e cova nell’animo il disegno abominevole di spartirsi assieme alla Grecia e alla Serbia, l’Albania. v. L’Austria, sitibonda ed avida, anela all’Albania: emis-sarii percorrono per lo lungo e per lo largo il suo territorio, solleticando le velleità del popolo in favore dello (1) Mi piace riportare qui l’inno del poeta scutarino, che al par di quelli di Tirteo, vibra fiamme di sdegno contro gli oppressori della patria. È in ottonarii italiani ed è stato composto al tempo della dimostrazione navale delle grandi potenze a Dulcigno. Vedi anche L. De Martino, VArpa di un italo-albanese. O mia patria in ria fortuna, Snuda il brando e scendi in guerra: Uugge il nembo, il cielo imbruna; I potenti della terra Ai tuoi danni han congiurato, II tuo suolo è minacciato, Vilipeso è il tuo decor. Bella amazzon vereconda, Un dì libera ed altera, Ogni gente tremebonda Riveria la tua bandiera; Ogni pagina di storia Ricordava la tua gloria Celebrava il tuo valor. Ora improvvida e sleale Conventicola di forti, Adunata in regie sale, Decretato ha le tue sorti. Al tuo scempio i mezzi ha presti, I tuoi nati, le tue vesti Brani a brani li spartì. Sorgi adunque e nel periglio Via l’indugio, via la tema : Sia l’audacia il tuo consiglio In quest’ora a te suprema: Spiega ardita il tuo vessillo, Da per tutto fa lo squillo Delle trombe risonar. Salve o intrepida e guerriera Albania! Duro è il cimento; Ma maggior della bufera Dei tuoi Agli è l’ardimento, Là. sui monti, in armi assisa, Serba incolume, indivisa. Del tuo suol la libertà. Fiàmuri, II, 6, m-tv.