17fi I.'Albania e l'opera di G. De Rada tutte le colonie, dall’ Egitto, dalla Grecia, da Bukarest, dalla Germania e Francia; il commercio non mai interrotto coi connazionali di ogni regione, che convenivano in casa sua, sempre e a tutti liberalmente e generosamente aperta, o con lui tenean corrispondenze epistolari; le lezioni, che egli fu chiamato a dare nel Collegio albanese e a cui partecipavano giovinetti di tutte le colonie d’Italia entusiasti della loro patria d’origine, e quelle che per incarico del Governo italiano, séguita ancora a dare in S. Demetrio dal 1890, furono tutte cause ed occasioni del suo sterminato apparato linguistico. Di guisa che la lingua albanese del De Rada esce dai limiti angusti di un dialetto, e, ciò che forma la gloria del suo creatore, acquista quella universalità e quella popolarità, che non possiede nessuna lingua di alcun altro scrittore. Essa s’intende, almeno all’ingrosso, ovunque, in Italia e in Sicilia, nell’Albania e nella Dalmazia, a Bukarest e in Atene, nell’Egitto e nell’Asia Minore. Poco ci manca per essere una lingua nazionale, anzi una lingua di tutto il nome albanese (1). IV. Ma egli seppe ricavare dalla sua vasta cultura classica risorse insperate per l’ampliamento della patria lingua. Il materiale linguistico, che d’ogni donde avea preparato con la sua infaticabile operosità e col suo entusiasmo sempre giovine e vivido, non era sufficiente alle sue creazioni, che abbisognavano di tutte le duttilità e le pieghevolezze di una lingua matura, di tutte le delicatezze e la mobilità di una lingua colta e, per la lunga elaborazione degli scrittori, raffinata e tornita. Dall’altro canto la qualità del suo ingegno lo sospingeva all’acutez- (1) Ci è noto che egli aveva l’abitudine (li fermare in un dizionario i vocabiji nuovi, che apprendeva dai libri o dalla viva voce de’ connazionali d’oltre Adriatico.