Cap. XIX — Fiàmuri Arbèrit 327 cedeva delle borse di studio ai giovani calabresi più meritevoli, ma che viceversa fu divorata dai sopracciò della Provincia. Il De Rada insorge vigorosamente. Nulla ha che vedere 1’ un Istituto con l’altro. Nel 1850 il Governo borbonico avea adulterato l’indole eia natura del Collegio preponendo ad esso, contro la volontà del fondatore, vescovi latini. Garibaldi però richiamollo ai suoi naturali reggitori e, nell’assenza del vescovo, creò una Commissione amministrativa di tre sacerdoti greci. Dopo un periodo di anarchia, fu, in ossequio alle tavole di fondazione, conferita la presidenza di esso al vescovo Bugliàri. Il Ministro Mancini, non ottemperando al Decreto reale, che riconosceva, in base alla legge prodittoriale, il vescovo quale Presidente del Collegio, lo costituì solo Presidente della Commissione amministrativa, ed ora nuovi ministri hanno sciolta la Commissione e in suo luogo preposto al Collegio un Commissario regio. Ma nessuno albanese darà mano prodittoria all’anniehilamento del proprio istituto nazionale. Lo Stato e la Provincia non hanno diritto all’azienda di esso, che non è un’opera pia, ma un seminario pontificio. Difatti in occasione della sua fondazione, quando il Governo napolitano obbiettò al Pontefice che niuna opera pia potea fondarsi nel regno senza il consenso del re, il Consiglio di Stato fece ragione al Papa. I tentativi di trasformazione e traslazione di Gioacchino Murat e Ferdinando di Borbone trovarono resistenza nei vescovi e nelle colonie. Il Collegio deve restare intatto, fulcro delle nostre sorti. È solo possibile il pareggiamento. L’autorità politica e scolastica della provincia accertino i crediti dell’ Istituto e forniscano pure, con un’operazione bancaria, i mezzi onde ristaurare ed ampliare i locali ed acquistare le suppellettili scolastiche e scientifiche. Si ristabiliscano le scuole di liturgia e di canto corale, necessarie al rito religioso delle colonie; s’istituisca una cattedra di lingua comparata albanese, e si concedano i posti semigratuiti. Non