Cap. XIX — Fiàtnuri Arbérit 309 spese dell’Albania. Già dopo la guerra turco-russa esso raccolse i frutti del suo servilismo alla Russia. L’iniquo trattato di Berlino lo compensò di Dulcigno e Antivari, terre albanesi per storia, lingua e i sentimenti, contro cui non valsero le proteste energiche degli Albanesi (1). Restano monumenti solenni contro quello sbranamento, che ha spezzato ogni vincolo di affetto e di buon vicinato tra gli Slavi del Montenegro e gli Albanesi, la fiera protesta di All, bey di Gussigne, diretta al Gran Signore (2), l’inno (1) Veggasi tra gli altri Camet, Les Albanals et la clemonstration navale. ecc.; Brunialti, V Albania e gli Albanesi in Nuova Antologia, settembre 1881, p. 87 e segg. Gli Albanesi di qua e di là dell’Adriatico ricordino, a proposito delle brame espansioniste del Montenegro, l’episodio di Mahmud Bachatli, pascià, di Scutari, albanese, che-strinse nella sua mano di ferro in un fascio tutte le forze dell’Alta Albania e percosse col suo braccio poderoso tutti i nemici della patria, così la Turchia come il Montenegro, il quale ebbe su lui ragione solo col tradimento, assalendo da un agguato presso la Zetta, Mahmud coi suoi ventimila Skipetàri. Del terribile episodio resta ancora ricordo spietato il teschio di Mahmud, che il vladika montenegrino Pietro fece staccare dal busto e portare a Cettinje (vedi il bellissimo scritto di Dora D’Istria, ricavato da documenti inediti dall’Archivio veneto, pubblicato sotto il titolo Scùlari e i Bachatli nella Nuova Antologia, giugno 1868). E dire che v’ è un gruppetto di italo-albanesi, che fanno all’amore col Montenegro, solo per la fregola di fregiare il petto di decorazioni montenegrino ! (2) Merita di esser riportata qui la fiera e vibrata protesta del bey di Gussigne al Sultano : « Al Gran Signore Abdul Aziz (?) « Sino ad ora ti ebbi in luogo di padre, ma dopoché m’hai rejetto concedendomi al Montenegro, ho cessato di esser tuo. Io m’ebbi per lungo tempo a me suddito il Montenegro ; ora, come volle il destino, esso si tolse e possiede i miei averi. Ma che anch’ io con mia casa a quello diventi soggetto nè necessità di vita nè l’onore me il permettono. Figli io non ho; le due figlie ho maritate; ho il sepolcro aperto innanzi: resta che muoia o di malattia o di spada per l’onore di mia persona. Vostra Grandezza sa che non è diritto nè buona cosa che il servitore comandi al padrone. Cosicché se oggi che mi lasciasti e più non mi hai, tu venga per sottomettermi al .Montenegro, io dovrò vedermela con due nemici, che l’hanno con me. « Nel 1882. « Aly bey di Gussigne ». (G. De Rada, Antologia Albanese, p. 27).