Cap. XVII — Scritti filologici 263 Talmente delle opinioni altrui, e si concluderà senza dubbio all’afflnità di razza tra 1 Frigii e i Greci, ciò che del resto (che bel risultato!) si sapeva. Io qui non voglio parlar di metafisica, nè di Dio Padre, nè del Verbo, ecc., che sono la bacchetta magica delle ricerche del De Rada; ma non posso non osservare che le quistioni linguistiche, non si risolvono a colpi di metafisica e di teologia. Il monosillabismo delle radici albanesi, che 11 De Rada ha posto nella sua Memoria letta nel Congresso degli Orientalisti, come fondamento dell’antichità della lingua albanese, è comune a tutte le lingue ariane. Questi e altri caratteri sono impronte generiche e non acquistano terreno alla scienza. Quando poi essi non siano esposti con rigoroso metodo scientifico, nè interessano, nè allettano. Da ciò lo scarso successo che la Memoria ottenne nel convegno de’ dotti d’Europa, mentre l’importanza della tèsi era promettitrice di alto interessamento e, per i cultori di linguistica, di intensi gaudii spirituali. Ma ad ogni modo questi studi sono valsi a qualche cosa: essi, oltre ad alcune intuizioni felici, hanno additato un faro lontano, che raggia ancora nebbioso, entro le fitte tenebre della notte millennaria, e quella luce potrà irschiarare un vero e indirizzare a una scoperta. Ed hanno risvegliato nell’Europa e nel mondo albanese l’amore alla lingua natia, vietando che essa illanguidisca e muoia, perchè la morte della lingua sarebbe la morte della nazione. in. Mi sia lecito recare qui de’ saggi della sua ricerca, nel che non credo di meritare il rimprovero de’dotti, tanto più in quanto che io, in massima, non accetto siffatti risultati e molto meno il metodo della ricerca. Aggiungo pertanto delle osservazioni tendenti ad illustrare la parola in esame in base a’risultati della linguistica e della mito-