Gap. I — Vita 23 divennero popolari. Queste canzonette riunite e disposte con tenui legami, in un ordine direi psicologico, costituirono la cantica del Milosào. Nel 1834 si recò a Napoli per attendere agli studi legali. La grande città lo impressionò sgradevolmente, perchè gli presentò innanzi un mondo nuovo e affatto diverso da quello, ove era fin allora vissuto. La semplicità ed ingenuità del vivere albanese, i costumi patriarcali della sua gente, la vita casalinga ed operosa del suo villaggio, la modestia e ritrosia delle fanciulle facevano uno sgradevole contrasto con l’artiflziosa pomposità del vivere italiano, con l’oziosa e negligente mollezza del popolo napoletano, con la libera disinvoltura, quando non era licenza, delle sue donne ; e quelle impressioni depose nel-VAnmaria Coniiniùte, una delle Quattro Storie, che costituiscono l’opera poetica intitolata l’Albania. Intanto che attendeva agli studi legali, frequentava anche le lezioni del Puoti, da cui si ritrasse ben presto, “ annoiato di andar in cerca di frasi per i Fatti di Enea. „ Continuò da sè gli studi letterarii, leggendo Shakespeare, Schiller, Goéthe, Calderon e i tragici francesi. L’impressione di Shakespeare in lui fu potente: gli parve che il poeta inglese esponesse, quasi in lettere, le sue gagliarde commozioni “ dopo di averle digerite, „ mentre i tragici greci “ dànno l’eco di sè, immediata, natia, in uno stile semplice ed austero „ (1). Il soffio della filosofia francese, che con le teorie sensistiche sulla gnoseologia pervadeva la letteratura europea, lo colpì sinistramente e gli piagò la fede, che tuttavia resistette nel suo cuore salda ed immota. Nel 1836 pubblicò nel giornale l'Omnibus alcuni canti popolari, che parvero originalissimi; rifuse VOdisse, che parafrasò in versi sciolti, e seguì la scuola di declamazione (1) Autob., Per. T, p. 18.