Cap. XVI — Gli Stati rappresentativi 227 il. Questo libro, passato, come suole avvenire spesso de’ buoni libri, nell’ indifferenza generale, è, a mio avviso, assai notevole, oggi specialmente che siamo arrivati a tale che i mali, i quali travagliarono l’Italia per lungo ordine di anni e tuttavia la travagliano, non curati, sono divenuti una tabe. Due “mali, scrive l’autore nella prefazione, travagliano gli Stati rappresentativi, il disagio economico e le Rappresentanze nazionali. Lo Stato spoglia i cittadini e i cittadini, a lungo andare, si liberano, come in Francia, de’ Rappresentanti. Causa principale di questo malessere è l’immoralità, che allaga il mondo e che trae sua origine dal sistema rappresentativo. L’uomo onesto deve studiare questi due mali e proporne i rimedi. La perfezione della vita consiste nella concordia del corpo coll’animo, guidato dall’ intelletto : ad essa conducono quelli che gli antichi chiamavano utili ed onesti, contemperati saviamente tra loro e in guisa che gli utili non soprastiano agli onesti ma a questi dediti e sottoposti. Di questo parere era anche Aristotile, e questo risulta anche manifesto dalla storia de’ paesi, la cui vita si svolse larga e feconda, improntata di quel benessere, che è fonte di opere ed azioni onorate ed immortali. La Grecia fu grande finché l’anima del popolo palpitò all’unisono con l’anima di Aristide, che raccoglieva in sè la bellezza morale di tutta la Grecia; ma decadde da quando Pericle perverti gli ordinamenti di Solone e instituí la theoria; da quando, per il sopravvento degli utili sugli onesti, i sofisti e i politicanti trassero il popolo di Atene al giudizio di Socrate. rassegnazione degli Orientali valuti pecora prona et obedientla ventri, e se non un ottimo vivere siamo in diritto di pretendere, e i poteri costitutivi dello Stato sono in dovere di darci, un vivere, che abbia fondamento sulla giustizia e sulla moralità, di cui oggigiorno s'è smarrito perfino la traccia.