Cap. IX — Caratteri de' poemi 159 questo soggettivismo dobbiamo il Milosào, che è la storia dei suoi giovanili amori ; il racconto di Dara, ove si nascondono i travagli che precedettero e seguirono la morte del suo figliuolo ; la prigionia di Gonèta e Astìre, che è la storia idealizzata, s’intende, della sua prigionia politica; il racconto degli amori di Gavrìla e de’ Giacoviòta, che è la storia dei suoi amori con un’aristocratica gentildonna di Napoli, e la morte di Ettorino, ove si cela il suo minor figliuolo, Adine, che ci offre lo specchio della vera amicizia, che è la sua amicizia con un compagno di collegio, illanguidita da considerazioni, che gli furono ispirate dalla lettura dell’opera di Cicerone sul medesimo argomento (1). vi. Una tendenza spiccatissima del poeta è la sua affezione alle belle donne, alle aristocratiche signore, alle vergini fanciulle. È un vero traimento al feminino elegante, con cui egli si trovò a contatto nei convegni dell’alta a-ristocrazia napolitana, e che agisce in lui con tanto potere da sospingerlo a fermarne, con vece assidua, le linee nei suoi poemi. Anche nelle occasioni più solenni e severe egli scopre l’anima amante. Per esempio fa un’impressione assai singolare quel che dice della poetessa Guacci. A’ primi moti del ’48, tendenti ad allargare la costituzione di Ferdinando II, la bella donna, che trepidava per essa, avea chiamato a sè il De Rada, per consultarsi con lui su gli avvenimenti: “ La trovai, dice il poeta, fatta più simpatica dalla malinconia causatale da lieve malore di petto „ (1). Ed anche nella decrepita età di [ottantasei anni, il vecchio poeta al Congresso degli Orientalisti, tenutosi a Roma nel 1899, fu un profluvio di cavalleria con (1) Autob., Per. I, p. 10-12.