312 L'Albania e l’opera di G. De Rada vi. Nè l’Italia ha e deve affacciar pretese sull’Albania. Giornali parigini quando comparve il Fiàmuri insinuavano che ella aspirasse all’ Albania e che a questo scopo recondito avesse fondato un giornale nelle colonnie albanesi di Calabria. Ma il De Rada ribatte le calunnie galliche, ammonendo che egli non seppe mai delle ambizioni d’Italia; che questa non giovò mai al giornale, che è della madrepatria e delle sue colonie, e che egli neppure per un mondo intero sarebbe stato sleale con la nazione di cui è figlio. Nessuno ha che vedere se l’Italia possiede due fari albanesi (i collegi di S. Adriano in S. Demetrio e quello di Palermo), che irraggiano da lontano ad una gente contristata, e dove si accolgono i Agli della madre indimenticabile, la quale non ne ha, e se pensa di istituire cattedre di lingua albanese, palladi di una gente, che essa ricoverò da tribolazioni e che non mai divise dalla sua fortuna. Essa non fa che porgere una mano amichevole alla Turchia, che vuole (?) rialzata sui cardini della lingua nazionale l’Albania e contendere l’onore di restaurare la lingua albanese. L’Albania non chiede altri rapporti con l’Italia se non quelli d’indole commerciale. Una proposta in questo senso venne fatta da Luigi De Simone, Presidente del Tribunale di Commercio di Bari, in una relazione al Presidente della Camera di Commercio della stessa città, in cui si proponeva di attivare gli scambi tra le Puglie e l’Albania, congiunte tra loro da vincoli storici etnografici e linguistici (1). Poiché la lingua messapica, secondo (1) Sia detto qui, di passaggio, ohe il prof. Cosimo De Giorgi in una conferenza tenuta a Firenze 1*il settembre I8S5 nell’aula magna dell’istituto Superiore, avanti al III Congresso dell’Associazione Meteorica italiana, provò « che le basse colline delle Puglie e lo sperone del Gargano formano una sola catena, interrotta dal Tavoliere delle Puglie, catena che, mentre