210 L'Albania e l'opera di G. De Rada agli stomachi italiani. Se più conforme al gergo accademico dell’Italia letteraria, essa non lascerebbe indovinare quel che ha la traduzione albanese di proprio e di dove gl’italiani stessi potrebbero attingere ispirazione. L’amore della fede e la fede dell’amore, che domina il pensiero di Lei, dovrebbe esser lode desiderabile agli scriventi odierni. Ringrazii Dio, che le ha dato poter consacrare a nobile intento gran parte della sua vita, senza dover ritrattare fatti o parole; che le ha dato poter commettere un’eredità degna a’suoi figli e alla patria. E i suoi dubbi modesti, in mezzo al tanto sonare di vanti vani, sono an-ch’essi una grazia da renderne lode a Dio e una buona caparra di frutti avvenire (1).... Più esplicito era in un esame dettagliato del Milosào, ove pensieri, immagini, locuzioni originali, nuovissime, sono passate in rassegna con compiacente ammirazione verso il poeta, ed ove, tra le altre cose, si nota che l’immagine “ il sole sorrise al mare e alle colline come una danza , è paragonabile al salmo, in cui i colli esultano come agnelli, e confessa che “ meno gli piace in Dante Triv'ia nei plenilunni sereni ridere Ira le ninfe eterne, che dipingono il del per lutti i seni, giacché l’immagine della pittura, e’ dice, sa qui di troppa arte, e quella de’ seni impicciolisce (2) Anche il Cantù è concorde nell’altezza della poesia del De Rada : “... Cosi poco nota, egli dice, ne è fuor di là (Calabria) la lingua (albanese) che ben fece col metterne a fronte la traduzione. Vi si sente l’alito dell’originalità, differendo interamente dalle immagini, dalle frasi, fin dai sentimenti, di cui s’informano le nostre poesie. Vi predominano tre note: la fede cristiana scevra dalle servili petulanze del secolo; la rinnovazione, direi la palingenesi delle figure greche, le quali si rivelano alla voce siccome (1) Tommaseo, nel voi. IV delle Poesie di G. D. R., copertina. (2) Tommaseo nelle Poesie Albanesi di G. D. R., voi. V, p. 186 e segg.