L’ALBANIA E L’OPERA DI GIROLAMO DE RADA INTRODUZIONE. i. 10 non saprei cominciare questo libro con un pensiero più sapiente e delicato di quello di una celebre poetessa, tutta anima e sentimento, che il fulgore di una regai corona circonfonde di simpatia e ammirazione soave. * La vita — questo è il pensiero di Carmen Sylva — è un’ arte, nella quale si resta troppo sovente dilettanti: per divenire artisti bisogna versarci il sangue del proprio cuore Poiché in questo libro io parlerò di un uomo, il quale, creando centro del suo spirito un popolo sventurato, fece della sua vita un’arte, colorita di tutto il magico incanto della poesia ed infiorata di tutte le vaporose amabilità dell’ idealismo, dove ha versato, stilla a stilla, il suo purissimo sangue, spremendolo dal cuore e dalle vene. Perchè Girolamo De Rada, a cui legossi, quasi per fato arcano, la sorte della nazione albanese, è, fuori d’ogni enfasi, quel che si dissedi Lopez De Vega, la fenice de los ingenios, è il cavaliere albanese dell’età nostra, che cavalca, raggiante di bellezza, verso una idea maestosa, la quale, lasciando di sè un’ orma incancellabile, perennerassi ne’ secoli. 11 disegno, che io mi sono proposto e che è stato tanta parte della mia giovinezza, è quello di rendere un servizio all’ ingegno e all’ umanità, le sole due cose veramente vive e vivificanti, in cui palpita e vibra l’alma del mondo. Nò