152 L'Albania e l'opera, di (}. De Rada zione a’ contrasti e alle catastrofi lugubri e cruente, per esempio la storia del principe di Mirditti, quella di Astlre e Gonèta, d’Imotòe, di Froslna, del Giacoviòta e Gavrìla e sopra ogni altra Radavàne e quella di Bósdare. Ciò senza dubbio è effetto dell’idea, che il poeta ha della vita u-inana, vita di contrasti fieri, di dolori opprimenti, di agitazioni inesauribili, per modo che cercherai invano nelle sue opere anche l’espressione compiuta del riso e della gioia come trovi frequente quella del pianto e del dolore. Ma questa tendenza non l’avrebbe tratto così irresistibilmente alla drammatizzazione se essa non fosse stata alimentata da un preconcetto, che s’infisse nell’animo suo ancor adolescente e gli segnò quella via, che egli era predisposto, per natura, a seguire. Il preconcetto fu che i canti popolari albanesi, che il poeta, ancor giovinetto, andava raccogliendo per le bocche del popolo, gli fecero l’impressione di frammenti di un antico poema albanese. Io credo che quest’impressione gli sia stata suscitata nell’animo da due fatti: la sua cultura classica e il suo patriottismo. Erano fresche nel principio del passato secolo le teorie de’ Wolff e di Lachmann intorno la composizione di poemi omerici, e del resto la tradizione stessa ricordava che Pisistrato avea raccolto le disperse membra del poeta in quella forma in cui presentemente le possediamo. Che cosa di più naturale che in Albania fosse vissuto in tempi antichi un poeta, che avesse tessuto la tela di vasti avvenimenti, la quale poi è andata lacerandosi perchè non ebbe la fortuna di un Pisistrato? A questa magnifica idea lo confortava il suo a-more alla patria. Quale argomento migliore che presentare i sacri avanzi di un poema epico per provare l’antichità, la civiltà e la potenza intellettiva degli Albanesi, di cui egli tentava di sollevare le sorti afflitte ? Così cadde in un errore di storia letteraria e di critica estetica, che ebbe nell’animo suo e nella sua mente effetti incalcolabili. Questi