330 L’Albania e l'opera di G. De Rada gl! altri confederati. L’Ape Albanese, diretta dal grande patriota E. Milko, che tempestava dall’Egitto con voce unisona al Fiàmuri, fu bruciata nella piazza d’Atene: il Fià-mnri dopo i primi numeri non v’arrivò più. E anche agli altri paesi andò via via eclissandosi. Gli abbonati reclamavano, il De Rada protestava di aver spedito. Una sua cartolina diretta con risposta pagata a Monastir, nella quale egli scriveva ad un amico che gli dèsse gl’indirizzi precisi degli abbonati, perchè avrebbe spedito il giornale sotto-fascia raccomandato, gli fu ritornata indietro, senza la parte della risposta. L’Austria, la Turchia e la Grecia s’erano u-niti a’ danni dell’Albania, intercettando il giornale. Mancatogli il nutritivo umore della maggior parte degli abbonati, caduto nell’ indifferenza de’ connazionali italiani, che lo trovavano, sopratutto per la ingrata durezza della forma, illeggibile, col 7.° numero dell’anno III, dovè ripiegare l’onorata bandiera, cessare le sue pubblicazioni, dopo una ■vita vitale di oltre tre anni, ricca di movimento e di ardente patriottismo, lasciando dietro di sè un fascio di luce e di gloria. XII. I capisaldi della politica albanese del De Rada sono quelli di un fervente patriota, che ha dedicato al suo ideale tutta l’opera sua nobilissima, tutta la sua straordinaria attività, tutto il suo ingegno meraviglioso. Egli respinge ogni invadenza straniera, ogni unione cogli Stati balcanici e colla Grecia sotto qualsiasi forma, ogni occupazione da parte di altri Stati, anche temporanea o semplicemente amministrativa. Propugna lo stata quo, quindi 1’ obbedienza alla Turchia, che è il palladio della sua integrità, l’Albania per gli Albanesi, eretta in uno Stato autonomo e rigenerata dalle riforme; il collegio albanese d'Italia in un assetto corrispondente alle sue tavole di fondazione,