90	L’Albania, e l'opera di G. De Rada
<luta dal marito al pascià di Bagdònia; nel 6.° si racconta di Astire, che, entrato nel padiglione del figlio del Sultano per ucciderlo, vien fatto prigioniero; e nel 7.° la morte dell’eroe e della sua amante Gonèta.
   Il libro IV s’apre con un canto, ove sono celebrati gli sponsali di Serafìna Thópia, principessa di Arta, con Nik Dukagino, principe della Zadrìma; nel canto 2.° si solennizza la fratellanza albanese; nel 3.° si racconta la morte di Dara, che, in punto di vita, fa la pietosa istoria della morte di suo figlio ; nel 4.° la pugna tra Skanderbeg e due Tartari; nel 5.° appare la sultana Validee, la quale domanda, con esito negativo, la testa di Skanderbeg; e nel 6.° è raccontata la tragica e pietosa morte di Fro-sìna, odalisca di Mamud, figlio del sultano Amurat.
   Siamo pervenuti al libro V ed ultimo. Nel canto 1.° si narra il martirio di S. Dorotea; nel 2.° assistiamo alla lettura del libro della Sibilla, veramente sibillino, ove si discorre dell’essenza del bello ; e nel libro 3.° ad un’altra lettura, che è quella del testamento politico apocrifo del sultano Amurat. Nella storia 4.a respiriamo: una storia pietosa e magnifica, quella degli amori di Gavrìla col Giaco-viòta. Nella storia 5.a finalmente Vantisàna, che già è riapparsa in iscena dalla 4.a storia di questo libro, ritrova il suo amato Monusch. E qui finisce, in tronco, il poema.
iii.
   Chi fa l’analisi di quest’opera resta colpito stranamente e confusamente da una folla di sentimenti e pensieri, che gli turbinano nella mente stordita. E non sa donde rifarsi nell’esporre le sue impressioni e i suoi giudizi, e a quale ordine di idee dare la precedenza. Pare che il giudizio dovrebb’essere, direi, refrattario all’unità, come è refrattario a qualsiasi unità questo poema,