188 IJAlbania e l’opera di G. De Rada v. Riepilogando, i metri del De Rada discendono diretta-mente dalle Rapsodie e per effetto di caratteri peculiari della lingua, i versi che sono di varia misura, ammettono un gran numero di varietà. Non v’è rima nei suoi poemi, fuorché incidentalmente, nè vi sono strofe o veri sistemi, ma disposizione successiva di versi della medesima natura, salvo nelle cosiddette canzoni o versi, ove due versi s’appaiono con dissonanze vocaliche in brevi periodi ritmici, che potrebbero chiamarsi distici, ciò che suole accadere anche nei dodecasillabi. Nel Variboba e nei poeti moderni s’incontrano molte forme metriche italiane ed altre peculiarità ragguardevoli. In conclusione neppure il metro come la lingua, è definitivamente fissato, ciò che non cl deve maravigliare se pensiamo che tutte le lingue balcaniche si trovano in una condizione non superiore all’albanese e in via di disciplinarsi. Ma nè gli ottonari nè gli altri versi usati dal poeta rendono la gravità e larghezza della poesia narrativa, e restano molto addietro non solo all’esametro latino e greco, ma anche all’ottava, alla terza rima e allo sciolto italiano. L’ottonario adattato all’epica è stato conseguenza di un pregiudizio, quello cioè che le Rapsodie fossero i frammenti d’un vasto poema epico albanese, pregiudizio che generò una catena di errori. Ma i poeti albanesi contemporanei nulla lian saputo far di meglio. Quelli che han tentato di mettersi per via diversa, hanno moltiplicato le forme metriche, ma non han dato al metro nò agilità, nè gravità, nè ricchezza.