122 L’Albania e l’opera di Gr. De Rada dolore, trasmutassi in mandorlo delicato „, il quale nè cresceva nè invecchiava, finché, dopo lungo tempo sopraggiunto l’amante, quel mandorlo “ senza gelosia coprissi di fiori bianchi bianchi per ricrearlo di gioia e per dirgli — io mi sto bene! —(1) La melode, dice il frammento di un’altra canzone, che venia dal mare “ or s’atuf-fava, ora sorgea dalla cuna delle onde „, ed ivi stesso * rifulse la luna e ne furon piene le strade, il mare e le chiese „ e nel chiaror della luna gli amanti, l’un dall’altro discosti, stettero uniti ed insieme, sebbene separati e lontani (2). Il vigore virile si sente nella canzone di Miloscìno e Dukagino. “ Non aver paura, dice il primo, o mia signora, se odi la tromba guerriera. I nemici debbono passare sui nostri corpi, prima che giungano dove tu sei „ (3). E l’altro : “ Questa nostra Albania è un palagio sfortunato, i cui signori giaccion alle porte col capo reciso „ (4). Questi pochi saggi dànno un’idea della virtù del poeta di compulsare le anime, interrogar la natura e ritrovar le immagini nuove, che essa offre inesauribile e che agli occhi comuni sono visibili ma pur segrete nelle relazioni di esse con le concezioni. Di 11 si rileva pure il suo stile e la sua maniera, la verecondia dell’amore sebbene ardente e inconsumabile. Tra gli antichi la Didone di Virgilio e la Dafne di Ovidio porgono sopratutto, come a me pare, documento di amore, trattato, direi quasi, con sottile ricamo, con signorile e carezzevol cesello. In Saffo è più veemente nella sua terribile solennità e in Catullo violento e licenzioso. Tra i moderni Dante è più incisivo e possente, l’A-riosto più penetrante, il Tasso caldo di fremiti, il Petrarca pacato ed uguale, ma conoscitore di tutti gl’ inesplorati meandri del cuore. Dubito che la Fedra di Racine sia con- ili Shanda-beg. Ili, in. cfr. Serafina, II e Specchio, I, V, p. 30. (2) shanderbeg, IV, Frammento. (3) shanderbeg, I, v. (4) Shanderbeg, IV, i. cfr, Specchio, I, ni, p. 20.