Cap. VI — Lo “ Skanderbeg „ 121 seno dell’amante, perchè la sua donna abita in terra, e dimora in grembo alla terra felice (1). La beltà della donzella cresce al liquefarsi dell’anima del garzone e le armonie, che ella leva dal cembalo, par che giungan. le nubi (2). Come il Petrarca ne’ versi Quante volte diss’io Allor pien di spavento: — Costei per fermo nacque in paradiso ! — cosi l’amato dinanzi all’amata, che con le sue dita leva armonie che dal cembalo par che giungano le nubi, esclama: “ Costei non nacque tra noi, e a me non resta che nella sua persona pascere gli occhi miei (3) L’amante per vedere l'amata, segue gli uccelli, segue i venti, e quando rincasa la sua persona gli dice: “ non sono stanca „ (4). Ma gli fluisce largo un pianto, il quale teme che gli lavi la bianca figura della donna., oltre alla quale, come impediti da una siepe, non giungono gli occhi suoi (5). In un canto che cantano le scotolatrici, colorisce la fiaba de’ due giovani, che rapiti nel palagio incantato delle fate, si trovano, la mattina, al destarsi, in una nuova casa, illustrata dal sole (6). In un altro i due amanti, nell’atto di separarsi, si salutano a vicenda con canzoni, che levano all’aria le voci squillanti de’ compagni di lui e delle compagne di lei. “ Oggi sii felice e bella „, dice il canto, oh stammi bene! „ “ Oh va con salute! „ risponde l’amata. “ Deh rimanti felice! „ ripiglia il cavaliere. Al quale ultimo addio risponde la donzella con una canzone di una soavità immortale e d’una musicalità molle, narrante brevemente la leggenda di una vergine e del suo amato, che partito per terre lontane, più non tornò a lei, finché ella “ rapita l’anima dal (1) Skanderbeg, IH, n. (2) Skanderbeg, III, ix. (3) Skanderbeg, III, n. (4) Skanderbeg, I, iv. (5) Skanderbeg, III, ir. (6) Skanderbeg, II, iv.