Cap. VI — Lo “ Skanderbeg „ 117 la vena del sentimento, e narra solo e non cesella e non rileva 1 moti del cuore se non in un ultimo tocco, che lascia il vostro desiderio insoddisfatto : Maeonis elusam designai imagine tauri Europam : verum taurumvera freta putares : ipsa videbatur terras videre relielas et comites clamare suas, fluctumque vereri assilientis aquae timdasque reducere plantas; (1) ove il poeta riconosce egli stesso la visione precisa delle cose dipinte, nella medesima guisa che il poeta albanese riconosce di aver dato a questa figura l’anima: “ Guarda quella fanciulla, nobile contessa, dice una delle riguardanti, e vi riconoscerai la tanto laudata figliuola del duca di Dagno: fin l’anima le ha ritratto quel Giacoviòta! „ Psiche dalle mani di Apuleio è uscita una storia meravigliosa, che si diffuse per tutto il mondo, rifatta in mille guise dal vario ingegno de’ volghi e divenne una novella elegante e leggiadra nel magico e seducente stile del Firenzuola, che lascia un’impressione di dolcezza ineffabile e pensosa. Nel poeta albanese appare una creazione potente, concepita dall’anima, di cui ella è simbolo, espressa col linguaggio dell’ anima vibrante di affetti, odorante della freschezza e sanità delle vergini, del vigor della natura giovane e fiorente e come schizzante lampi di passioni miserande e fremebonde {2). (1) Met., IV, 10<1. Cfr. anche II, 873 e segg. (2) Ecco un saggio. Vi è narrato il duello di Skanderbeg con due Tartari in Adrianopoli entro uno steccato con attorno attorno palchi, gremiti da nobili ottomani ; tra essi il sultano e il figlio, circondati dai grandi dell’ impero : « Allora suonò da lungi una tromba e un’ altra più cruda le rispose e s’interruppero tutti i parlari. Cadde la tenda della porta, e a tutti, anche ai più lontani, imbiancarono i visi, quasi per tossico dell’aspettativa feroce, che fe’ balzare di trepidazione i cuori nel seno. « Ed ecco, salutati da applausi che scrosciarono in alto, entrare assai pallidi due Tartari, con bandiere sembianti a due ombre vere; ma ombre vere non erano; erano cuoj di cavalieri da loro uccisi, con le mani pen-