Cap. I — Vita 47 del 1900, con universale compiacimento, l’istituzione nell’istituto Orientale di Napoli. Macon grande dolore degli estimatori ed ammiratori del De Rada, che era additato a titolare naturale di essa, e con atto di manifesta ingiustizia ed irriverenza, fu conferita all’avvocato Giuseppe Schirò, noto per parecchie pubblicazioni poetiche albanesi. Il R.° Commissario dell’istituto Orientale di Napoli, P. Cavazza, scriveva al De Rada che i suoi voti e quelli degli Albanesi erano oramai appagati e che il Governo non avea invitato lui a professare in quella cattedra e per la sua tarda età e per la tenuità dell’emolumento. Il vecchio albanologo ne fu profondamente accorato e indispettito. In una lettera privata esprimeva il suo grande rammarico e si scagliava contro il Governo, che gli aveva anteposto lo Schirò e che, travisando i fini della cattedra e i voti degli Orientalisti di Parigi e Roma, da scuola che servisse alla rigenerazione della patria albanese e alla scienza, l’avea convertita in scuola commerciale. Per giustificare il provvedimento si disse che la sua tarda età gli vietava l’ufficio. Eppur si sapeva che egli, ormai ottan-tottenne, era obbligato tre volte la settimana a recarsi a piedi, percorrendo quattro miglia, o a cavallo di un asino, col caldo, col freddo, da Macchia a S. Demetrio, per dare le sue lezioni! La tarda età non impediva al vecchio poeta di dar lezione nell’istituto di Napoli, tre volte la settimana e con tutti i comodi della vita, a colui che, ormai decrepito, aveva dato tante recenti prove di attività e resistenza. Egli rispose al Commissario alteramente, con una nobilissima lettera (1), ove, tra le altre cose, pulitamente metteva in dubbio che la tarda età gli vietava di adempiere alle cure dell’insegnamento, soggiungendo che la lunga carriera e l’opinione universale a lui deferiva la cattedra. E si chiuse nel suo dolore, muto ed altero. (1) Nazione Albanese, IV, 22, p. 5.