48 L’Albania e l’opera di G. De Rada Un lato della sua vita è la parte attiva che prese, quante volte potè, nell’ amministrazione del Comune, di cui il suo paesello natio era una borgata; poiché egli intendeva la vita romanamente, dovere cioè ogni cittadino giovare la patria colla partecipazione al suo governo, agli ufficii pubblici e alla milizia, riservare le buone arti e gl’ ingenui studii agli ozii. Il suo piccolo villaggio non gli potea aprire adito ad alti ufficii, e, potendolo, egli non li avrebbe ottenuti, schivo di ubbidire e privo di elasticità per conquistarli e di quelle doti negative, che ora si richiedono per pervenirvi. Ma in ogni manifestazione politica del suo paese, del suo mandamento e del suo collegio elettorale fu operoso. B ricordano tutti nel suo paesello, che, in vista degli imminenti comizi generali, egli attivo propagandista contro un onorevole dappoco, beniamino del Governo, fu invitato dal Prefetto ad audiendum verbum. Ed egli vi andò, rammaricandosi che in Italia non c’è neppure libertà di scegliere quelli, che egli, con un neologismo assai efficace, chiama facienti-vecc del popolo, percorrendo gran parte della via a piedi e con dieci sole lire in tasca. Del resto la sua produzione politica italiana è notevole: VAlbanese d’Italia, la Lettera a G. Starnile, Quanto di ottimo vivere, ecc., e le pubblicazioni sul Collegio, provano anche la sua partecipazione alla vita pubblica. Non gli era dato di combattere con la parola ne’ pubblici consessi e scriveva un libro. Ai 13 aprile del 1901 scriveva: “ Mi è impossibile la continuazione della mia biografia, che avrebbe altri tre lati. Vi accenno solo l’azione che donai alla Frazione, ove nascemmo, da Consigliere Comunale: 1.° impresi l’acquisto di una parte del tenimento di S. Mauro, 240 tomolate di ottime terre, contro Vaccarizzo; 2.° impresi la rivendica di altre 300 tomolate di terra usurpate dal Collegio, e vinsi la causa; 3.° statuii la difesa di Macchia, fonte di vita al nostro paese e a S. Demetrio, impareggiabile