Cap. XIX — Fiàmuri Arbèrit 341 e ai gabinetti. Se il popolo albanese ha cor virile; se libererà l’anima sua dal pestifero flato della discordia e dal bizantinismo religioso, egli, la questione posta dal De Rada, l’imporrà all’Europa. Ora fortunatamente su l’orizzonte albanese sembra disegnarsi l’aspettata aurora di una vita novella, e un uomo dai maschi ardimenti, discendente, per linea feminile, da Skanderbeg terrore degli stranieri, il Principe Don Giovanni D’Aladro Kastriota, prende suo campo, come antico cavaliere, contro i nemici della patria e sostiene, pensoso dei fati della nazione pelasga, il movimento politico albanese, convergendo a sè gli sguardi de’ fratelli. Gli antichi dinasti d’Albania e il popolo Sklpetàro, rammemorando la servitù della patria, la piramide crudele de’ teschi di Cossovo, il macello di Karpenizi e Bitolia, l’assassinamento in massa de’ Kardikioti, le cui ossa ancor dànno fremiti, le fedi violate e gli spergiuri sanguinosi; fermando la mente alla politica obliqua di Vienna, che, confìtto nel petto del popolo albanese un pugnale, lo va spingendo lentamente, ma dritto, nel cuore, depongano gli odi e i rancori e si stringano a questo commilitone, cui un’alta finalità della vita, giovata dal suo grado e dalla sua piena sicurezza e abilità conseguita in una lunga carriera diplomatica, di giudicare uomini ed eventi, addita, più che altri mai, nell’ ora presente, come l’uomo che può e deve raccogliere in uno gli animi albanesi, le loro tendenze e i loro sentimenti (1). Allora il sole della libertà raggerà sulla terra de’ discendenti di Skanderbeg e un nuovo spirito aleggerà su la fronte di quegli eroi. (1) Il Principe Don Giovanni d’Aladro Kastriota, lanciava il 31 gennaio 1902 agli Albanesi il suo proclama, in cui, confortando gli Albanesi de’ successi, che aveano sortito i loro sforzi nell’opinione pubblica europea, smentiva le calunnie che essi non avessero nè lingua, nè letteratura, nè dritti da accampare in Macedonia, e dicea che, coll'essersi stretti, mussulmani, cattolici, ortodossi, in un fascio concorde, aveano per mezzo de’ libri e giornali da Bruxelles, Bukarest, Sofia, Egitto, Italia provato la loro