70 L'Albania e l'opera dì G. De Rada mogyi, il venerando capo de’ radicali ungheresi, scriveva : “ Ella realizza le parole d’Orazio ut pictura poesis e l’altro motto non satis est pulchra esse poemata : dulcia sunto et quo- cumque volunt animuni auditoris agunto..... Ho trovato nelle sue poesie un cielo terrestre, ed io mi reputo molto felice di aver potuto, vicino al mio tramonto, vedere l’augusta luce della a me diletta Albania, che raggia e riscalda „ (1). Victor Hugo vedeva nel Milosào il compimento della poesia romantica (2), giudizio nuovo e vero, sebbene incompleto « superficiale ; il Carnet scriveva che il Milosào aveva tutta la freschezza e la bellezza dell'Aminta del Tasso (3), e il Mango in uno studio pretenzioso, dopo aver detto che il Milosào dipinge la natura e riportato l’opinione di B. Cec-chetti, che vi trovava un linguaggio fiero, forte e rude (!?), raccoglieva il giudizio popolare che il poeta fosse ingenuo e sereno come una fanciulla e che il suo lirismo nasceva dalla fede schietta e profonda che governava l’animo suo (4). Questo poemetto è ritenuto universalmente il capolavoro del De Rada e per esso è principalmente conosciuto e celebre. Le ragioni di questo giudizio, che a me non pare esatto, sono varie ; notevole questa, che nel Milosào il poeta, seguendo l’impulso del suo cuore, trasse da esso solo l’ispirazione e liberò il suo genio dalle pastoie che ingombrarono le altre opere poetiche. Divenuto maturo di anni e di studi, volle far servire la poesia alle elucubrazioni politiche, ascetiche, filosofiche, estetiche, ed oppresse le sue creazioni di una farragine di pensieri affatto estranei alla poesia. Anche la traduzione e (pare una meticolosità) la correttezza tipografica, che nelle due prime edizioni fu più cu- (1) Lorecchio, La Questione Atbanese, p. 145; Fiamuri, Bibl.,p. 121, nota. (2) Mango, Stud. Lett., p. 39. (3) Skanderbeg, V, in fine. (4) Mango, Stud. Lett., p. 38.