292 L’Albania e l'opera di G. De Rada te nella declinazione indeterminata, potendosi nell’esempio da lui riferito t8 vicci, di vitello, sostituirsi la forma più semplice e più comune vicci, di vitello, come appare nell’esempio mis vicci, carne di vitello. Un uso particolare all’albanese è questo, che i nomi determinati premettono nella flessione le particelle i, e, tè : 1 biri, il figlio, e bilja, la figlia, tS buccurit, la bellezza ; ma più notevole è l’uso che, nella flessione del nome unito all’aggettivo, queste è preceduto da segnacasi sé, e, tè, s’, t'. L’uso di queste prepositive è assai oscillante e diffìcile a stabilire, e il De Rada non è sempre esatto nella determinazione di esse. Per esempio, ritiene che debba dirsi bòres s8 ftòghet, della neve fresca, mentre l’uso dice iòres té ftòghet e anche bòres e ftòghet (ciò che del resto egli anche ammette in via subordinata); nè gli esempi che riferisce calzano. Ma la questione di queste particelle è cosi complessa che non è possibile risolverla qui. Esse hanno forza di articoli o di pronomi dimostrativi, e pare che anche la lingua italica conservasse alcune tracce di un simile uso. Forse ad esse deve riportarsi l’uso di u nell’ao-rlsto di verbi medi; p. e. u u ndlga, io m’aiutai, e vale tanto per il singolare quanto per 11 plurale: na u klscim ndàitur, noi c’eravamo divisi, e similmente In poche altre forme. Passando a’ numerali, degno di osservazione è il fatto che l’autore ritiene declinabili tutti i cardinali, mentre non lo sono che uno, tre e quattro. Le forme pèstes pòssa s, che egli cita, sono forme ordinative, che stanno accanto all’altre i pest e pest quinto e quinta (i pèsti e pésta, il quinto, la quinta). E più notevoli sono i sostantivi pronominali vetèhèa, veteméa vetgjòttia, ve-tejùaia, vetèjòna, l’io, la mia persona, la tua persona, la vostra persona, la nostra persona, composti da vet, solo, ed hea da u (?) io, ecc., ma, all’infuori di vetShéa, poco usati.