64 L'Albania e l'opera di G. De Rada l’ha visto anche il poeta, il quale, tornandoci su, ha tentato di renderlo men rude con le indicazioni cronologiche e con le giunte, che dovevano colmare le lacune e gli sbalzi sgradevoli. Anche quello del Petrarca è un canzoniere d’amore e assai più lungo e complesso. Ma se lì non ci sono suture artificiose, sopratutto perchè la poesia fila i sentimenti di un’anima e si ripercuote, meno radi intermezzi, dal soggetto amante all’oggetto amato, il poeta non lascia vuoti nella tenue trama psicologica, non determina dubbi nei passaggi, non segna interrogativi sulle vicende degli avvenimenti, nè svolge la sua tela su un fondo narrativo. Il canzoniere del poeta italiano è un’aurea catena di palpiti: il canzoniere del poeta albanese accenna ad essere un’aurea catena di quadretti di genere. Il Tommaseo, riferendosi al giudizio, che riteneva troppo frastagliati questi canti, scusava il poeta del non averli legati con spago retorico, perchè anima di essi era la colomba di Anarconte. La quale è una concezione leggiadra, ma per la funzione che le si vuol dare, e anche per sè, non felice. La colomba non è simbolo della lirica, nè la lirica erotica o convivale neglige i visibili legami del pensiero. IV. Il poema è l’espressione della natura sempre fresca e giovane, olezzante de’profumi della terra, della sanità dell’aria, della bellezza del cielo limpido, del mare vasto, salso azzurro, moventesi nella libera cuna delle onde; è la pittura della vita albanese dai costumi antichi e incorrotti, dall’alterezza della loro vetusta origine, dalla semplicità ingenua degli avi, dalla tenacia e religiosità dei loro costumi. Se negli ultimi canti non apparisse sgarbatamente la nota triste e lugubre, che è la parte cadente del poema, e che mostra non solo un artifizio d’innesto e di concezione, ma anche una deviazione del suo ingegno verso una poesia