Cap. IX — Caratteri de' poemi 155 «olla considerazione che l'uccisore fu lo strumento della punizione di Teodòro, che avea contravvenuto, nella mente del poeta, alle leggi dell’ ospitalità, ciò che veramente è affatto contrario alla storia. IV. Comune con i veri poeti ha l’idealità della vita. Egli è nato per adempiere a una missione, la rigenerazione dell’Albania. E la fede su questa sua missione è si inconcussa che, in settant’anni di operosità e novanta di vita, non la smentì mai. A ventiquattr’anni infermatosi di tisi a Napoli fu per morirne, e sarebbe morto se Iddio, come, egli dice, non 1’ avesse preservato a questa missione. Nella preghiera, che, in quell’occasione, rivolse alla Madonna, egli dice: “ Tu pietosa alla mia nazione, a cui riconforterai la virtù, mentre la dispersione ora l’avvilisce, tu benigna a mio padre, che nulla sa e, devotamente lieto, oggi benedirà le tue festive bandiere, dacché il nome di me vivo gli è sì grande ricchezza, non lasciar tu che io muoia come l’empio, senza aver messo alcun frutto nella vita! (1) „ I beni terreni sono da lui spregiati: agiato, dissipò tutto il suo avere nelle stampe, e, attratto dai suoi ideali, poco attese all’ azienda domestica ; povero, non chiese mai nulla per sè, e quando gli fu tolto, non si abbassò, nè umiliò, nè pregò: rimise la sua vendetta alla giustizia di Dio. Giovane e vecchio, ricco e povero, uno fu sempre il suo pensiero, spesso anche deriso: il risorgimento dell’Albania. Tutte le opere sono piene di quest’ ideale : una delle sue più mara-vigliose creazioni, Evòda, poggia su esso, sulla sua missione di rigeneratore della patria. La molla che muove il mondo poetico del De Rada è dunque la patria, che egli prosegue di amore gagliardo (1) Milosào, II ed., p. 3; Shanderbeg, I, p. 3; Specchio, p. 8.