Cap. XVI — Gli Stati rappresentativi 235 IV. Questo il bel libro, che è una critica a fondo contro il governo rappresentativo, e che merita di essere lungamente meditato. I filosofi, i sociologi e gli uomini politici di retto pensare, troveranno in esso molte idee concordi alle proprie teorie; ma il libro non è certamente una rivelazione. Se non chè può osservarsi, a vantaggio dell’autore, che egli fu profeta quando nel '48, previde, come narra nella sua Autobiologia, i funesti effetti della rivoluzione. Tuttavia se questo libro fosse stato scritto, e non era assolutamente possibile, perchè il ragionamento sarebbe stato campato, in gran parte, su presupposti aerei, in quell’epoca turbinosa, sarebbe stato bollato di eterna infamia. Ora può essere accettato e discusso. Veramente quando il libro fu reso di pubblica ragione, passò inosservato per la poca notorietà dell’autore, per la mancanza di ogni pubblicità e per la durezza della forma. Ma presentemente chi si travaglia intorno al problema dell’ordinamento sociale e politico, troverebbe in esso una fonte di idee spesso sane, alle volte pratiche e ispirate al benessere disinteressato della società. Il De Rada è un classico, e nel pòrsi a scrivere questo libro ha fatto troppo a fidanza col suo sapere solido e vasto, e s’è astratto totalmente dal movimento sociale e politico, che da oltre trent’ anni agita intelletti poderosi. Di guisa che mentre demolisce il presente assetto sociale e politico, quando ricostituisce perde la lena, e il suo edilizio non riesce che un assai pallido abbozzo de’ principati pagani, e questo anche incompleto. La storiografia ancora non ha rivolto i suoi studi e le sue ricerche su gli ordinamenti politici e sociali dell’Eliade e di Roma, e pertanto le società antiche, sotto il rispetto sociologico, non ci sono abbastanza note; nè di