378 L'Albania e l'opera di G. De Rada follia sperare, dava il volo per le riviste ai messaggieri dell’Albania, che diffondeano pel mondo la sua ragione, i suoi dritti e il nome onorato; o nei vasti veneti archivi interrogava, con agile amabil pensiero, le storie degli avi, lei riguardante ed ammirante Bartolomeo Cecchetti, archivista e albanese, nel versatile e potente ingegno, nei tenerissimi occhi dolci e nella superba e maestosa beltà delle donne pelasghe (1). cume e soccorso da una così buona e vasta erudizione, che il suo libro gli assicura per sempre un bel posto fra gli albanologi ed è un vero ornamento della letteratura filologica contemporanea d’Italia. Ed è bello ed invidiabile vanto degli Albanesi d’Italia il potere mettere questo durevole monumento, che al loro idioma ha innalzato il Camarda, a lato ai pregevoli lavori, con cui altri due chiari italo-albani, il De Rada e il Dorsa attendono ai giorni nostri ad illustrarlo (Ascoli, Saggi ed Appunti, p. 10-17). (1) Elena Ghika, conosciuta coi pseudonimo letterario di Dora D'Istria, nata dai principi Ghika di Rumania, che tennero il regno rumeno, ma originarli di Coprili (Vàlesa), nella Macedonia albanese, fu rapita a’ vivi or non sono molti anni. Dotata d’ingegno potente e memoria prodigiosa, conosceva perfettamente oltre il rumeno, l’albanese, l’italiano, il greco, il russo, il francese, il tedesco e l’inglese, che parlava e scriveva con incantevole eleganza. D’una versatilità straordinaria, si occupò di storia letteraria di tutte le nazioni, di questioni religiose, sociali, economiche, politiche, artistiche, di storia, viaggi e vita orientale, e compose interessanti romanzi, pubblicando oltre cento tra opere ed operette e articoli di rivista. Associala a un numero sterminato di Accademie di lutto il mondo, che faceano a gara per averla nel loro seno, conseguì una celebrità straordinaria. Onorata di versi, album, epigrafi, lettere, conferenze da società letterarie e scientifiche, ebbe un numero meraviglioso di biografi in tutti i paesi, anche tra personaggi illustri, e per tutti i giornali e le riviste più riputate, tra i quali citiamo per l’Italia il De Gubernatis, l’Artom e Bartolomeo Cecchetti. Per quello che io sappia scrisse dieci studi su soggetto albanese, fra i quali quelli sulla dinastìa di Buchatli, su Alì Pascià e la sua bella e giovanissima moglie Vasiliki, quest’ultimi sopratutto meravigliosi per analisi storica e psicologica e per ricchezza di stile. Fu chiamata la Stael del Nord e la Corinna de’ tempi moderni. Bellissima, la maestà circassa della sua persona rapiva. Il De Rada col suo siile incisivo e pieno così scrive di lei: « Da quel che io lessi degli scritti suoi, in Elena Ghika parmi distintiva singolare una ragione virile, onde esce dalla naturalezza del suo sesso dominato sempre daU’uomo, come già al suo Dio S. Teresa, con la quale ha una somiglianza nel dolce spirito sereno e nella pratica osservazione inesausta ». (Fiàmuri Arbéril, Bibl., p. 51, nota).