100 L'Albania e l'opera di G. De Rada sto rovello, le Quattro Storie, organicamente il meglio concepito e ordinato a compostezza. Ed anche alcune opere prosaiche — la Grammatica e le ricerche filologiche ed etnologiche — furono assoggettate all’improba fatica del rimaneggiamento, e tutte indarno. Tanto furono più potenti la natura e i dolorosi casi della vita, che non gli diedero tregua e che gli tolsero quel riposo, il quale era necessario al riordinamento delle sue creazioni e delle sue meditazioni. vi. Un elemento che concorre a turbare la poesia del poeta albanese è un eccessivo sentimento religioso, o, per parlare con più esattezza, la pratica esteriore del culto cattolico, che assume proporzioni invadenti. Noi non intendiamo rimproverare al poeta la sua fede, ma come elemento d’arte non possiamo consentire che essa venga elevata agli o-nori di un despota, che ogni creazione venga oppressa e soffocata da questo sentimento e che s’impaludi nell’esplicazione di riti, cerimonie sacre, solennità, filosofemi teologici e metafìsici, forinole sacristiche, che troverebbero posto in trattati speciali. Che hanno che fare in un poema epico-eroico — pur troppo ne sono piene tutte le opere, anche le prosaiche! — le confessioni, le comunioni, le 'prediche e le tirate evangeliche, che offendono la sobrietà, l’opportunità, la convenienza e il disegno? E poi questo sciupo di fede contrasta con il reale e l’armonia della vita, due capisaldi della poesia e dell’arte. Tutti i popoli ispirarono la loro poesia al concetto divino : gl’ inni orfici sono il documento più nobile di questo sentimento e gl’inni egiziani il più antico; ma esso v’è innestato nella espressione sua più semplice e vergine, con ardimento poetico, spesso lirico, più spesso narrativo e ammirativo e mai nella forma raziocinativa, che diviene antipoetica e pe-