Cap. IV — “ Serafina „ 77 « Ma oggi sei uscita fuori e tutt’intorno ti s’è fatta una primavera; oggi tu felice e bella più che mai, oh stammi bene! Serafino,. « Uscita sono, su quest’ampio colle, per saziare, ancora una volta, i miei occhi guardando la tua persona, oggi signora del mio destino. n II mio cuore si scioglie e vien teco per trovarti dove tu ti sveglierai e addormirai. « Oh, va con salute! E in ogni città, quando apparirai avvenente e leggiadro in mezzo ai signori. « Non ¡starmi afflitto, perchè in questo lido lontano le tue nuove consoleranno una sventurata. Bósdare. « Si sperda entro il mare l’augurio; ma se a te la fortuna divenga nimica e il cielo pur t’abbandoni, « Lega il nastro dei tuoi capelli ad una colomba e dàlie il volo verso la mia porta, e l’ora come mi troverà, « A te porterammi, perchè — oh lo spero! — il mio destino non può più distaccarsi dal tuo. « Ma se avverrà ch’io muoia, concediti pure alla letizia, con l’idea che io prego per te, affinchè tu non incontri la colpa. « Nè privare il mondo de’ tuoi occhi sì lievi e dolci, da cui piovono alla patria nobili pensieri ovunque tu li posi. Serafina. « Raccontasi di una separazione, negli antichi tempi, d’un garzone dalla sua fidanzata, avventuratosi per l’ampio mare. * L’attese ella tanto che a sè non parve più giovane, e le moriva la speranza che nave alcuna mai ritornasse. « Finché, in un fatato mattino, in quel lido, rapita l’anima dal dolore, trasmutossi in mandorlo delicato. « Nè invecchiava nè cresceva giammai. Ma un lunedì le portò il garzone, fatto dalle burrasche più bello assai che ella visto non l’avea. « E senza gelosia esso fiorì bianco bianco, e parve, per empirlo di gioia, che gli dicesse : — Io mi sto bene ! »