— 169 — veneta dai Ducadgini e dai Cernojevic'; mala Repubblica non se ne prese cura. Tra i documenti di quelle sollevazioni rimaste in progetto, raccolti dal Cecchetti, questi addita come notevoli quelli del 1602 e del 1614, che narrano le deliberazioni prese dai Capi del popolo albanese adunati in Sant’Alessandro nel territorio dei Ducadgini, per avvisare ai modi migliori per condurre ad effetto l’impresa. A quelle assemblee faceva per l’appunto difetto la segretezza, perchè potessero approdare a qualche cosa di pratico e di sicuro. Risulta infine da quegli stessi documenti che tra il 1615 e il 1619 un turco, che si spacciava per fratello del Gran Signore e gran principe ottomano, insieme a un albanese, Giovanni Renesi, tentò in Francia qualche pratica per sollevare l’Albania. Non se ne fece nulla, secondo il solito. Nel 1592 gli albanesi offersero la signoria del loro paese a Carlo Emanuele di Savoia, ma Carlo Emanuele, in guerra colla Francia, declinò l’offerta, come pure la declinarono nel 1606 Rodolfo II d’Absburgo, nel 1615 il duca di Parma Ranuccio I Farnese. Né miglior esito ebbero in quella stessa epoca altre offerte al re di Spagna e ai Pontefici : tanto scarsa speranza ponevano a quel tempo i principi cristiani in una lotta coi Turchi. Nel 1623 Sulejman pascià di Scutari invase con 80,000 soldati il Montenegro e fu respinto. Nel ritorno piombarono su di lui presso Podgoritsa gli uomini delle tribù dei Cuci e dei Clementi e fecero grandissima strage dei turchi. Sulejman tornò nella valle del Sem l’anno appresso per vendicare l’onta della sconfitta, e fu di nuovo battuto. Solo