— 211 — morte nella tenda di Hussein pascià, nepote del pascià di Scutari. Nel ritorno Prenk Doda sottomise i Dibra, che erano insorti contro Mustafà Basciatli. Circa un anno dopo una donna di Scutari l’avvelenò ed egli mori a Cattaro, dove si era recato per curarsi e dove ancora esiste il suo sepolcro. Fu riconosciuto principe dei Mirditi suo zio Alessandro il Nero. Ma la sorte di Ali di Tepelen e le sue imprese avevano lasciata una traccia profonda negli animi degli albanesi. Il sentimento nazionale si era, per opera del pascià di Janina, ridestato come ai tempi di Scanderbeg, e la devozione al sultano Mahmud II era scossa, tanto più che il Gran Signore colle sue tendenze riformatrici e colla distruzione dei Giannizzeri, era giunto a scontentare una gran parte dei musulmani del suo impero. Le insurrezioni albanesi contro il dominio ottomano dovevano di tratto in tratto rinnovarsi e alternarsi con atti eroici di devozione e di fiducia, a seconda delle circostanze, così nell’alta come nella bassa Albania. Doveva (ciò che più importa) il secolo xix, sacro ai trionfi del principio di nazionalità, veder sorgere accanto alle altre questioni nazionali, la greca cioè, la serba, la bulgara, anche la questione albanese. Ultime imprese di Mustafà ‘Busciatli, pascià di Scutari. — Tornato a Scutari Mustafà entrò in trattative con Mìlosh Obrenotvic', capo dei serbi, collo Zar della Russia Nicolò I e coll’ambizioso Mehemet Ali viceré d’Egitto, figlio di un agà albanese di Cavala in Macedonia, ricevendo da tutti costoro consigli e denari, Al pascià di Scutari altro non si chiedeva