a man salva le case dei privati e le chiese. Accorsero i toski in massa per opporglisi, ed egli dovette ripassare le montagne e far ritorno in Grecia, carico per altro di bottino come un brigante. Greci e albanesi. — Da quel momento le simpatie degli albanesi per la Grecia andarono scemando d’anno in anno, e la idea di costituire un impero ellenico fondato sulla unione e magari sulla fusione degli shkipetari e degli elleni andò perdendo credito e terreno, e più non ebbe che pochi e solitari seguaci. Ciò apparve evidente quando, più tardi, nel 1862, sembrò che l’idea dovesse risorgere, e a Janina e a Durazzo si costituì una giunta greco-albanese per promuovere nuove agitazioni. Questa giunta altro non potè fare che scrivere e diffondere un memorandum ai popoli cristiani, in data del 15 luglio 1862, il quale lasciò il tempo che aveva trovato, come a nessun risultato condusse la speranza collocata in Giuseppe Garibaldi e dall’eroe dei due mondi incoraggiata con un proclama ai popoli slavi. Giuseppe Garibaldi, cambiando di un tratto proposito, dedicò invece nel 1862 tutta l’anima sua all’impresa che lo condusse ad Aspromonte, e di una insurrezione albanese più non si tenne parola. I gesuiti in Albania.— Intanto fin dal 1855 erano tornati a Scutari i gesuiti, sostenuti e sovvenuti dall’Austria, e avevano fondato un seminario cattolico albanese. Per la fondazione di questo seminario l’imperatore Francesco Giuseppe conchiuse col Vaticano uno speciale concordato (15 agosto 1855) e diede 8110 fiorini immediatamente, più una rendita annua di 3000 fiorini. Ma la diffidenza non era spenta