— 144 — ma egli altro non fece che andare incontro a una nuova sconfitta, che Scanderbeg gl’inflisse nel territorio dei Mirditi. Il pascià fu fatto prigioniero con 12 de’ suoi capi e 10,000 turchi giacquero sul campo di battaglia, mentre gli albanesi non ebbero che 200 morti (1447). Il Senato Veneto, che aveva occultamente seguita verso il Castriota una doppia e perversa politica, dovette allora pacificarsi coll’eroe albanese. Ecco infatti com’erano andate le cose. Il Senato, non potendo aver ragione di Scanderbeg colle forze della Repubblica, si era accordato, come sopra ho detto, col Sultano, ordinando nel tempo stesso al Capitano di Durazzo Paolo Loredan, che si apparecchiasse ad assalire il Castriota, appena giungessero i Turchi; ma ove questi tardassero, per guadagnar tempo intavolasse delle trattative di pace col Castriota, e gli ricordasse l’antica amicizia della Repubblica col padre suo, e gli promettesse per la cessione di Dagno un annuo tributo di 1500 ducati, e soli 500 se egli volesse conservare quel castello. I Turchi vennero finalmente e furono battuti: e allora il Senato conchiuse senz’altro la pace (gennaio 1448). Fu quindi stabilito che la Repubblica considererebbe come veri e buoni amici Scanderbeg, Lek Ducadgin e gli altri principi albanesi; che riterrebbe Dagno e pagherebbe 1400 ducati all’anno; che i Veneziani avrebbero facoltà di prendere in affitto in Albania case e terreni, e Scanderbeg avrebbe diritto di ritirare da Durazzo dugento some di sale e altre mercanzie senza dazio. Prometteva inoltre il Castriota di unirsi all’esercito di Giovanni Hunyady.