— 203 — Ismaele Pacho bey, già nominato vali di Janina e di Delvino. iAlì e Vinsurrezione greca. — Ali spiegò allora risolutamente la bandiera dell’insurrezione, e mentre fino a quel tempo non aveva mirato ad altro che a far trionfare la religione di Maometto e molto aveva contribuito a diffonderla nella bassa Albania, cambiò d’un tratto tattica e condotta, e cercò aiuti anche fra i cristiani, riconciliandosi cogli armatoli dell’A-croceraunia e coi sulioti (parecchi dei quali avevano fra il 1807 e il 1812 costituito un reggimento albanese al servizio della Francia e di Napoleone I), eccitando i greci alla rivolta, concludendo una specie di lega con VEteria greca (famosa società secreta per la redenzione morale e politica della Grecia suddivisa in numerosi comitati o eforie) e riunendo da ultimo nel maggio del 1820 a Janina parecchi armatoli e clefti greci e adepti dell’Eteria, nonché moltissimi capi albanesi, cristiani e maomettani. Al cospetto di costoro egli cercò anzitutto di giustificare la sua precedente condotta, affermando che tutto il male che aveva fatto ai cristiani lo aveva compiuto per obbedire agli ordini della Sublime Porta, mentre tutto ciò che aveva fatto di bene, riunendo sotto la propria dominazione gran parte dell’Albania, era opera sua, diretta al solo scopo di emancipare la patria. Invitò quindi gli arcivescovi e i sacerdoti del profeta Issa (Gesù) a benedire le armi dei cristiani ch’erano figli suoi, e rivolto ai capi loro, raccomandò di difendere i diritti comuni e di reggere con equità la valorosa nazione ch’egli associava ai propri interessi. Il solo Prenk Leka, capo dei Mirditi, protestò ch’egli ed i suoi non avreb-