— 200 — gnato ad Ali, che lo relegò dapprima a Conitsa e lo fece da ultimo condurre a Janina e gettare nelle terribili segrete del serraglio, ove tanti prigionieri languivano e donde usciva soltanto chi poteva riscattarsi a prezzo di molto oro (a. 1812). Cosi ebbe fine la signoria dei bassa di Berat, che pretendevano di essere discendenti di Scan-derbeg. In questa impresa giovò molto ad Ali l’opera di Omer Brioni, un prode bey albanese che nella guerra egiziana aveva battuti a Rosetta gl’inglesi. Si affrettarono allora a riconoscere spontaneamente la suprema signoria del vizir di Janina i pascià di Elbassan e di Croja e gli altri signorotti dell’alta Albania. Poco dopo cadeva in suo potere Cardiki, su cui egli compi la terribile vendetta legatagli dalla madre, come già aveva fatto su Hor-movo. Intanto con spoliazioni e confische andava continuamente accrescendo anche i propri tesori. Certo è che giunto a tanta altezza, se non avesse giudicata ben salda la dominazione dei Busciatli di Scutari nella Ghegaria, li avrebbe senza dubbio assaliti. Non aveva mancato d’altronde di aprirsi per questa impresa una strada, cercando, come altrove si è detto, di sollevare contro il nuovo pascià di Scutari, Mustafà Busciatli, i mirditi. Avendo Mustafà dopo alcuni anni di guerra conchiusa coi mirditi, quantunque a caro prezzo, la pace, Ali di Tepelen giudicò miglior partito stringere con esso alleanza e parentela, e la primogenita del figlio suo Veli andò sposa infatti a Mustafà. L’Albania trovavasi cosi nel 1812 quasi interamente soggettata a due soli capi supremi, indipendenti di