— 230 non avendo potuto avere dalla sua l’Italia, molto interessata essa pure in tale vertenza, fini coll’adenre all’ultimatum, come lo aveva formulato il governo britannico. Il 26 giugno l’Inghilterra fece alla Porta la concordata intimazione, e a sostegno della medesima si ebbe dinanzi a Dulcigno una dimostrazione navale, •* cui parteciparono tutte le potenze che avevano firmato il trattato di Berlino. D’altro canto la convenzione di Costantinopoli del 24 maggio 1881 poneva la Grecia in possesso del distretto di Arta fra il fiume Arta e il Pindo, conforme alle decisioni del trattato di Berlino, e la occupazione greca si compiè senza dar luogo a subbugli, non essendo stata concessa ai greci Janina, com’era corsa voce si volesse fare contro i voti e le speranze della Lega albanese. Ho già detto del resto e dimostrato che ogni simpatia e qualsiasi fiducia degli albanesi nella Grecia risorta era venuta meno fino dall’epoca della guerra di Crimea, per l’inerzia e l’incapacità dimostrata dai greci in parecchie occasioni. Una riprova dell’indifferenza, o meglio della ostilità degli shkipe-tari di fronte alle aspirazioni dei patriotti elleni, si ebbe altresì all’epoca del Congresso di Berlino non solo nell’atteggiamento della Lega di Prizrend contro le pretese dei greci, ma anche nel modo come fu accolto in Epiro uno dei soliti tentativi di sollevazione in favore della annessione alla Grecia. Cinquecento greci, fra cui pochi epiroti insieme all’italiano conte Conturbia di Milano, sbarcarono a Licurzi, vicino a Santi Quaranta, appunto per sollevare l’Epiro: ma neppure un cristiano si mosse, e