— ISO — albanesi; ond’é che essendo sorta contesa per la successione fra Giovanni della seconda casa di Anjou, sostenuto da quasi tutti i baroni del regno e da parecchi principi italiani, e Ferdinando che altri non aveva dalla sua parte che il duca di Milano Francesco Sforza e il pontefice Pio II, una domanda di soccorso pervenuta a Scanderbeg dal figlio di Alfonso V non rimase inascoltata. Giorgio Castriota deliberò di accorrere in difesa di Ferdinando d’Aragona, ridotto a mal partito dal suo competitore Giovanni d’Anjou e dal capitano di ventura Giacomo di Nicolò Piccinino, che l’Angioino aveva assoldato; e conchiuso un accordo colla Repubblica di Venezia, la quale promise di difendere le coste dell’Albania e i dominii del prode albanese durante la sua assenza, salpò da Durazzo con 8000 uomini tra fanti e cavalieri e approdò sulla fine di giugno del 1459 a Bari, dove Ferdinando trovavasi assediato. Il Duca d’Anjou fu costretto a togliere l’assedio, e al principio del seguente anno fu battuto ad Ursara Irpina. Scanderbeg obbligò quindi la maggior parte dei baroni ad abbandonare l’Angioino, sottomise Trani e in compenso dei suoi servizi fu da Ferdinando investito dei feudi di Trani e di San Giovanni Rotondo e di un vasto territorio ai piedi del Gargano (Siponto), tornandosene nel maggio dello stesso anno 1460 in Albania, dove la sua presenza era reclamata da nuove minaccie di invasione dei turchi. Ultime gesta di Scanderbeg in Albania. — Quattro eserciti turchi, forti ciascuno di 30 o 40,000 uomini, furono uno dopo l’altro disfatti dall’invincibile Castriota tra il 1460 e il 1461.