— 207 — l’isola Qui Vasiliki gl’involó l’anello e lo vendette a Kurscid pascià, informandolo nel tempo stesso degli ordini impartiti al negro Selim. Kurscid potè cosi in virtù del prezioso gioiello impossessarsi senza rischio del forte e forse dei tesori ivi nascosti. Poco dopo seguì nel modo sopra descritto la catastrofe di Ali di Tepelen. La testa del ribelle, portata a Kurscid, che s’inchinò rispettosamente dinanzi ad essa e baciò la lunga barba bianca che dava al vecchio vizir un aspetto patriarcale e venerando, fu poi mandata a Costantinopoli per essere esposta alle porte del serraglio. Gli Shkipetari accortisi troppo tardi della grave perdita che avevano fatta, gli celebrarono degli splendidi funerali e lo piansero; ma non si può certo dire che lo avessero difeso ad oltranza ! Ecco un brano di canzone popolare su Alì Te-pelenli, soprannominato ¿Arsititi (il leone) : « Dove sei Ali pascià? Cadesti da valoroso coi tuoi compagni di gloria e di sventura. Tu fosti un eroe e come tale ti piansero l’Epiro e l’Albania. Ma il tuo sangue non resterà senza vendetta. Shkipetari ed Elleni, deponendo gli odi antichi e i presenti rancori, versando sangue nemico e compiendo i tuoi disegni consoleranno il tuo spirito immortale. » Gli storici francesi dipingono Alì a neri colori : alcuni storici inglesi ne fanno quasi un eroe: la verità sta, come sempre, nel mezzo. Spento Ali, anche i suoi figli Veli, Muktar e Salik, che già da qualche tempo avevano consegnate ai turchi quasi senza difenderle le piazze di Prevesa, di Argirocastro e di Pretnet, ed erano tenuti in