saccheggiavano orribilmente. Ma per buona ventura dell’Italia, Otranto non rimase in possesso dei Turchi, che, appena morto Maometto II (1481), più non si curarono di estendere la loro dominazione sulle spiaggie e sui porti delle Puglie. Nello stesso anno, infatti, in cui morì il potentissimo Sultano, Otranto fu ripresa dal re di Napoli, Ferdinando d’Aragona, e i Turchi più non tornarono. Dopo la caduta di Croja, di Alessio e di Dri-vasto, e la cessione di Scutari, anche Giovanni Mu-sachi fu nel 1481 vinto e spogliato dai Turchi, e morì nel 1510. Per l’Albania non v’era più salvezza. Molti albanesi allora esularono e furono bene accolti nelle terre della Repubblica veneta, nell’Italia meridionale e in Sicilia. A quegli abitanti di Scutari che si rifugiarono a Venezia vennero concesse pensioni, impieghi e terre da coltivare. Risale probabilmente a quell’epoca la colonia albanese di Borgo Eriz^o, presso Zara, dove si parla il dialetto dei Gheghi Delle colonie allora stabilitesi nella bassa Italia e in Sicilia parlerò alla fine del presente capitolo. Solo i Mirditi si difesero ancora per qualche tempo prima di venire ai patti col vincitore, che s’impegnò a lasciarli in possesso delle loro armi e a rispettarne la proprietà, i costumi, la religione: i quali patti furono e sono ancora rispettati dai turchi. Anche gli Albanesi della bassa Albania, che si erano rifugiati nei monti Acrocerauni (Chimarioti), lottarono intrepidamente contro le milizie di Bajazet II nel 1492, e ottennero nel 1537 da Solimano il Magnifico onorevoli patti, che loro garantivano una relativa indipendenza, per lo meno dai pascià della bassa Albania.