-185­ fu obbligato a mettere all'orza per superare la punta dei Bar­bieri ed a far rimorchiare i vascelli dalle galere per evitare che essi scadessero sulla punta. Il resto della flotta a remi andò ad ancorare sotto la protezione dei forti. Le galere ed i vascelli veneziani mossero incontro al ne­mico con ammirevole energia riuscendo ad interporsi tra le galere e le navi a vela nemiche (1). Queste ultime, vista la im­possibilità di procedere, tentarono di rientrare negli stretti. Ciò produsse un generale scompiglio tra i Turchi, giacchè tutti i comandanti veneziani avevano ordini severissimi di non la­sciarsi sfuggire alcuna unità nemica (fig. 43). Il S. Marco di Lazzaro Mocenigo era andato ad incagliarsi su una secca e bersagliava colle sue artiglierie le unità nemiche ' che cercavano di rientrare dentro i Castelli. Nel combattimento Lorenzo Marcello non si risparmiava essendo presente ovunque era più grave il pericolo. Dopo conquistata una galera nemica, mentre si disponeva ad attaccarne una seconda, fu colpito da un colpo di artiglieria che lo uccise. Il figlio Giovanni volle che la morte del Capitano Generale non fosse divulgata e se ne informasse solo il Provveditore Barbaro Badoer, al quale ormai spettava il comando della flotta e che trasbordò subito sulla galera generalizia. Sinau intanto con 14 galere riuscì a rifugiarsi dentro i Ca­stelli, abbandonando al suo destino tutto il resto dell'armata, che si gettò tutta in costa o si arrese ai Veneziani. Essi presero come trofeo 13 galere, 6 navi grosse e 5 maone, il resto del­l'Armata si sfasciò sulla costa o venne. incendiato. Nel com­battimento dai Veneziani furono fatti 400 prigionieri, furono liberati 5000 schiavi cristiani; mentre i T urchi ebbero 1 O mila morti, i Veneziani ebbero soltanto 300 morti ed altrettanti fe­riti e non perdettero alcuna nave ad eccezione del vascello San Marco che fu fatto incendiare non essendo stato possibile rimuoverlo dalla secca. Altri due vascelli veneziani presero .(1) .una relazione della battaglia del 26 giugno 1656 è riportata dai manoscritti. Namam dal Colonnello A. Tragni in «Rivista Marittima », gennaio 1913.