— 137 ~ di Boemia e d’Ungheria. Gli Ungheresi mandati incontro ai Turchi furono battuti e Giorgio Bran-kovic', abbandonato a se stesso, dovette obbligarsi a pagare un annuo tributo di 50,000 zecchini, a offrire la sua figlia a Murad II e a servire come vassallo negli eserciti del Padiscià. Pochi anni dopo moriva il padre di Giorgio Ca-striota (1432), ma non risulta da verun fatto o documento accertato che l’eroico albanese abbia in tale occasione manifestato il desiderio di lasciare il suo posto d’onore fra i guerrieri del Sultano per succedere al padre nei suoi modesti dominii fra le tribù maljsore dell’Albania, L’ora della riscossa non era ancora suonata. Nel 1439 Giorgio Brankovic' ritentò la fortuna delle armi e fu di nuovo sconfitto e obbligato a rifugiarsi in Ungheria. In questa impresa vuoisi che nell’esercito turco militasse e si coprisse ancora una volta di gloria Giorgio Castriota, che forse fin d’allora cominciò a sentirsi a disagio tra i soldati del sultano, perché col vinto re di Serbia avevano combattuto parecchi de’ suoi fratelli albanesi. Scanderbeg e Giovanni Hunyady. — Un valoroso condottiero sorgeva di li a qualche tempo in Ungheria ad arrestare la marcia trionfale dei turchi verso l’occidente d’Europa. Questo valoroso chia-mavasi Giovanni Hunyady, voivoda di Transilvania, e il desiderio di emularne le gesta spinse probabilmente Giorgio Castriota, che già meditava nel grande animo nuovi disegni, a tornare alla religione de’ suoi padri e a combattere per l’indipendenza della patria sotto il vessillo di Cristo. L’occasione non tardò a presentarsi.