NAVIGANDO L’ADRIATICO sempre equo ed onesto - l’industria marinara, per svolgersi e per vincere, avrebbe bisogno di essere animata e sostenuta da una gran fiamma di amore e da larghe vedute, così per parte del governo, come dell’industria privata, come e, sopra tutto, dello spirito pubblico. I due traffici. In Adriatico, come ho accennato nel precedente capitolo, si svolgono due tipi diversi di traffici marittimi : quelli che partendo da Trieste 0 da Venezia fanno capo a Costantinopoli o ad Alessandria, e servono perciò il commercio tra l’Europa centrale e l’Oriente; e quelli che si svolgono tra le due rive, o tra più punti diversi della stessa sponda. Per i primi l’Adriatico rappresenta un canale d’uscita, per gli altri un mare chiuso. Scopi e necessità differenti, e perciò, logicamente differenti 1 mezzi : vapori celeri, di gran tonnellaggio per i traffici con l’Oriente, e itinerarii diretti ; per i traffici adriatici vapori economici di velocità minore e itinerarii frazionatissimi. Logico, tutto ciò, ho detto ; ma pur troppo sol teoricamente. Vedremo tra poco che, a causa dei perturbatori, della concorrenza cioè austro-tedesca, l’ordine naturale dei traffici in Adriatico è stato sconvolto, e ove quella perturbazione non cessi, dovremo trovar modo di fronteggiarla anche a danno della logica e dell’economia industriale e statale. Seguendo infatti i criterii naturali, e senza pensare che altri potesse far diversamente, noi abbiamo istituito in Adriatico varie e molteplici linee, con materiali e itinerarii corrispondenti ai due suddetti diversi traffici. Abbiamo affidato il commercio con l’Oriente alla Società per i Servizii marittimi, la quale ha posto sulle linee del Levante i suoi migliori e più recenti vapori, per esempio il Milano di 4152 tonnellate, il Torino di 4162, il Sicilia di 5180, il Sardegna di 5255 e molti altri minori, ma abbastanza comodi e celeri, come il Bosnia, il Montenegro, il Bulgaria, il Romania, il Serbia di 2560. A fianco di questi si trovano