UN MARE E DIECI NAZIONI di dentro, sempre pronti a raccogliere il passeggero che abbia perduto la partenza o la merce di poco nolo; c’era in avanporto la Breslau ancor germanica che, venuta da Durazzo, si riforniva di carbone e di birra; c’era la Therez, la cannoniera russa, anch’essa proveniente dall’Albania dove, insieme con le navi delle altre cinque potenze vegliava un po’ ironicamente sulle sorti del principe Wied. E, come due velieri montenegrini di Dulcigno e perfino una barca albanese con la nuova Brindisi - Il Castello di Federico li. bandiera rossa e nera fiammante si dondolavan sull’ acqua, delle potenze balcaniche o interessate ai Balcani mancavan soltanto la Serbia e la Ru-menia, per la buona ragione che la prima non ha mare e la seconda non ha navi. Ma 1’ una era rappresentata abbastanza efficacemente dalla cannoniera russa e l’altra sufficientemente dai kurtzo-valacchi navarchi della barca albanese. Tutta questa popolazione di giganti e di pigmei del mare, che si affaccendava in quel breve spazio di acqua adriatica chiuso tra le Pedagne e le case della città, onde Cesare partì un giorno, affidando al navarca sè e la sua fortuna, e dove ancor veglia la colonna terminale della via Appia, rappresentava con una proporzione abbastanza — il -