UNA CAPITALE PER SEI MESI un suo candidato, così schiettamente avverso a noi, che non potemmo accettarlo. Venne la Germania, la buona amica, a metter pace tra le alleate, e propose il principe Wied. Se la nostra diplomazia fosse stata più accorta e avesse conosciuto i legami che eran tra Berlino e Vienna avrebbe compreso che il principe Wied doveva rappresentare un’edizione riveduta e corretta dell'altro. Non lo seppe o non volle saperlo. Le idee del defunto ministro degli esteri intorno a una collaborazione austro-italiana in Albania sono note: le lettere che egli nel 1902 scriveva dall’Albania al Giornale d’Italia parlano chiaro, e la sua politica albanese non fu che l’attuazione pratica dei disegni teoretici allora formulati. Il principe Wied venne in Albania, preceduto da una corte di ingegneri, tappezzieri e commercianti austriaci, seguito da un’altra corte di ufficiali, di diplomatici, di intriganti austriaci. Parlava tedesco come loro, pensava tedesco come loro ed è naturale che, fin dai primi giorni, il famoso cinquanta per cento, che doveva esser la norma delle relazioni tra noi e l’Austria in Albania, divenisse il settantacinque e il novanta per lei, il venticinque e il dieci per noi. ............, . Il Capitano Castoldi. Chi era in Albania lo comprese fin dall inizio del regno wieddiano : alla Consulta non si comprese o, parve, non si volle comprendere. Si riposava fiduciosi sul fatto che Essad, capo vero del governo e nostro amico avrebbe bilanciato da sè solo il peso e l’influenza austriaca nel paese, e che il capitano Castoldi, uomo intelligentissimo, sagace e avveduto, avrebbe neutralizzato presso il Principe le pressioni austriache; e sopra tutto sull'idea che l'Austria, riconoscendo la nostra lealtà e il nostro giusto diritto, sarebbe stata, più che una concorrente, una cooperatrice al fine comune. - 103 -