IL PORTO DELLA ZERNAGORA teva Pristan in comunicazione con Cettigne, isolando cioè completamente per parte di terra gl’italiani rimasti già isolati dalla parte del mare per la distruzione della “ Radio Eppure solo a sbarcare in Antivari, a vedere il porto e tutte le inerenti opere di civiltà che il lavoro italiano vi ha creato, sembrerebbe che i montenegrini dovessero avere per noi una profonda riconoscenza; e lo sembrerebbe ancor più ad arrampicarsi per le scoscese balze del Soutorman con la ferrovietta che la Compagnia di Antivari vi ha aggrappato e che fu battezzata col sangue nobilissimo dello stesso ingegnere che la costruì, il quale durante gli ultimi lavori precipitò in un burrone, onde fu tratto sfracellato. È un vero miracolo di genialità, di praticità, di robustezza quella ferrovietta a scartamento ridotto che parte da Antivari, s’arrampica a 800 metri sul Soutorman, lo buca, esce sull’altro versante e precipita in ampie volute a Vir Bazar sul lago di Scutari. Essa si svolge per un percorso di più che cinquanta chilometri tra due punti distanti in linea retta tra loro men che venti, compiendo innumerevoli giri, svolgendo il suo nastro lucente di acciaio in volute e in tourniqués senza fine, con pendenze improvvise e fantastiche, su margini di abissi, tra ciuffi di ginestre e di rododendri. Talvolta traccia su per le balze impervie una elicoide completa : un sol viadotto serve di sotto passaggio e di ponte di modo che la via passa su se stessa, e il giro è così stretto che, se il convoglio è poco più che normale, dalla vettura di testa si può vedere sotto ai piedi il tetto della vettura di coda. Alla stazione del Soutorman, dove l’aria è in ogni stagione sottile, leggera e profumata, si apre la galleria omonima : quindici minuti di oscurità, dopo i quali si vede la luce dell’altro versante. Ben diverso però questo dal primo, sia perchè essendo orientato a settentrione il sole' non lo giunge che obliquamente e presenta perciò lo squallore verde cupo della montagna a bacìo, sia perchè manca qui la visione incantevole dell’Adriatico, che, per tutto il cammino sull’altro versante, ci ha accompagnati, sempre più vasto quanto più si saliva, sempre più azzurro, sempre più - 52 —