VALONA di fuori da ogni considerazione del diritto nazionale albanese e del dovere nostro di far rispettare i deliberati di Londra. C’è però da credere che non si sia potuto fare altrimenti e che, nella incertezza dell’ora presente, si sia voluto dar più che alla Grecia, all’ Inghilterra e alla Francia, un’altra prova dei nostri sentimenti di amicizia per gli alleati. Auguriamoci che non sia un sacrificio inutile. E concludiamo. Conclusione. Concludiamo come si può oggi senza eccessivi pessimismi e senza sentimentalismi nocivi, ma nel modo più chiaro perchè possa esser ricordato : dimostrando che, se disgraziatamente non abbiamo ancor preso le armi, abbiamo chiaro il programma pel quale le prenderemo. E stabiliamo alla nostra conclusione tre punti, sui quali non vi debba più esser discussione. I. - L’integrazione della nostra unità nazionale. IL - Il nostro dominio dell’Adriatico. III. - La necessità di una Albania indipendente sotto la nostra tutela. L- L’integrazione della nostra unità nazionale non ha bisogno nè di chiarimenti, nè di parole a infervorare gli animi. Non c’ è bisogno di tornare a Roma, nè di ricordar versi di Dante, nè di ripensare a Venezia. Dimentichiamo pur, se meglio piace, storia e poesia. Ricordiamo però che l’Italia non sarà degna di esser tale finché non avrà ricondotte sotto la sua bandiera Trento, Trieste, Pola e Zara che sono [Italia. Ricordiamo sopratutto che avemmo la Lombardia da Napoleone III, la Venezia dai Prussiani, Roma non sappiam nè pur noi da chi : e che perciò Trento, Trieste, Pola e Zara dobbiam prenderle da noi. Con la guerra. II. - Per il dominio dell'Adriatico, militare e commerciale, dopo quanto abbiam detto nei primi capitoli, non occorre più dimostrare - 143 -